Oggi si celebra la Giornata Internazionale per la Protezione dell’Istruzione dagli Attacchi, un’occasione per ricordare che il diritto all’istruzione deve essere garantito ovunque, anche nei contesti di crisi e conflitto.
Secondo il Ministero dell’Istruzione e della Scienza dell’Ucraina, dall’inizio dell’invasione su larga scala sono stati danneggiati o distrutti quasi 4.139 istituti scolastici, di cui 394 completamente rasi al suolo, con conseguenze drammatiche per milioni di bambini e le loro famiglie.
Eppure, nonostante la guerra e l’incertezza, l’istruzione non si è fermata. Scuole e comunità hanno trovato soluzioni creative per adattarsi alle circostanze: dalla creazione di shelter, all’organizzazione di sistemi misti che alternano lezioni online e in presenza, fino alla realizzazione di scuole sotterranee.
Le ripercussioni, tuttavia, restano pesanti. La distruzione delle infrastrutture e lo sfollamento delle comunità privano bambini e studenti non solo del loro diritto fondamentale all’istruzione, ma anche del contatto umano e della quotidianità che essa comporta. A tutto ciò si aggiunge il trauma della guerra, che segna profondamente intere generazioni. In questo contesto, la testimonianza di Sofia, tirocinante presso AICS Kiev – che aveva solo 17 anni quando il conflitto è iniziato – offre uno sguardo personale e diretto sulla vita degli studenti in Ucraina.
«Mi chiamo Sofia, ho 21 anni. Sto svolgendo un tirocinio presso l’agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo di Kiev e frequento il quarto anno di università. Ho scelto AICS perché desidero crescere nel campo delle relazioni internazionali e contribuire a progetti con un impatto globale. Molte persone non hanno idea di come si svolga l’istruzione in Ucraina oggi, o pensano che si sia fermata del tutto. In realtà, il processo di apprendimento continua anche nelle difficili condizioni della guerra.
Ciò che sorprende di più è quando spiego che, anche dopo notti di attacchi con droni o missili, al mattino il Paese riprende a vivere. Per me, personalmente, queste notti sono una vera sfida. Durante gli attacchi massicci non riesco a dormire a causa delle forti esplosioni. Non ci sono stazioni della metropolitana o rifugi adeguati nelle vicinanze, quindi mi nascondo in bagno. Con il tempo ci si abitua, pensando che il pericolo possa passare, e che se non passa, allora forse è destino.
Dopo una notte insonne, né lezioni né lavoro vengono cancellati. La vita va avanti, anche se con conseguenze evidenti: al mattino si verificano incidenti stradali, perché è difficile concentrarsi senza riposo. In giornate simili la produttività è quasi impossibile.
Ora sono al quarto anno, ma l’ultima volta che sono stata fisicamente all’università è stato quattro anni fa, al momento dell’immatricolazione. Non ho quindi mai vissuto la vita da studentessa che molti si aspettano. Eppure, nonostante tutte queste sfide, continuo a studiare.
Per me, l’istruzione in Ucraina è al tempo stesso simbolo di resistenza e promemoria di quanto sia importante proteggere il diritto all’educazione».
Solo attraverso la Seconda Iniziativa di Emergenza, la Cooperazione Italiana ha sostenuto la riabilitazione e la manutenzione di 234 istituti scolastici in tutto il Paese. Questo impegno aiuta a garantire che, anche in tempo di guerra, il diritto all’istruzione sia preservato e che i bambini e ragazzi ucraini possano continuare a imparare, crescere e costruire il proprio futuro.
Fonti: Education at risk Ministero dell’Istruzione e della Scienza dell’Ucraina; Ukraine Fourth Rapid Damage Assessment, Banca Mondiale (2025).
Per maggiori informazioni:
Barbara Taccone, Communication Officer AICS Kiev, barbara.taccone@aics.gov.it